ALDI è una catena di supermercati che secondo Wikipedia, è la prima concorrente di Lidl ed insieme sono due delle più grandi aziende nel settore GDO. Arrivata anche in Italia, con diversi punti vendita situati tra Piemonte e Veneto, ALDI ha da qualche giorno annunciato una "campagna di sensibilizzazione" contro i videogiochi. O meglio, contro quei ragazzi che, fregandosene che sia l'ora di cena, continuano a giocare ai videogiochi dimenticandosi di avere una famiglia. ALDI, chiedendo alcuni dati del giocatore ai genitori, recluta gamer professionisti per sconfiggerli e farli tornare alla realtà.
* respira a fondo *
Lasciando ai lettori interpretare il video, vorrei condividere alcuni pensieri riguardo questa...cosa.
1. Mia mamma entra in camera e, tutta trionfante, mi chiede il Gamertag, il nome account su Steam oppure il mio nickname su Epic. Supponendo che lei sappia davvero ciò che mi abbia chiesto e che non sia preda di funghetti, mi troverei spiazzato al solo sentire pronunciato nel modo corretto "gheimertag". Penserei "Davvero mia mamma si interessa di me e dei miei videogiochi? Vorrà mica farsi una partita con me?". La cosa puzzerebbe come sospetta.
2. Viviamo nel mondo di internet e dello streaming. Ammettiamo allora di aver sentito parlare di questo spot - se ne sta già parlando su Twitter - da alcuni Streamer professionisti che seguo e che sono già intervenuti ironicamente sulla questione. I miei sospetti su mia mamma e il suo spacciatore crescerebbero ancora di più.
3. Per non dilungarmi ulteriormente - sapete tanto di cosa mi occupo - a questo punto io dovrei:
- essere sconfitto da una banda di gamer professionisti;
- essere convinto che questa cosa mi faccia tornare ad amare i momenti di convivialità con la mia famiglia;
- scoprire che mia mamma ha voluto i miei dati di gioco (o peggio, li ha recuperati in qualche altro modo) per darli alla ALDI con lo scopo di farmi tornare a mangiare a tavola con lei e il resto della famiglia.
E io che credevo che lei avesse capito quanto mi piacciono i videogiochi.
Forse a quel punto non tornerei mai più a mangiare a tavola con la mia famiglia per la vergogna.
Se i genitori si affidano ad ALDI allora non hanno mai sentito parlare di Parental Control oppure non sanno come si affrontino dei disagi simili nella loro stessa famiglia.
Ancora una volta è più facile nascondersi dietro un finto sorriso, aggirando il problema, piuttosto che impegnarsi a creare una comunicazione costruttiva con il proprio piccolo giocatore.
Da un articolo su Dexerto.com, una cosa però è ancora possibile ricavare da questa campagna:
"...maybe it can raise more awareness to parents wanting to eat dinner as a family."
["...forse potrà aumentare la consapevolezza di quei genitori che vogliono mangiare a tavola come una famiglia.]
Parliamone.
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